Dopo la galvanizzante vittoria ai danni del Manchester City, al Liverpool aspetta il primo dei tanti turni infrasettimanali di questa stagione di Premier League: ad Anfield arriva il West Ham. Hammers che arrivano da cinque risultati utili consecutivi, sia in Premier che in Conference League.
L’unico grande assente della gara (oltre ai già noti infortunati) è Diogo Jota, il quale uscì in barella pochi giorni fa e la cui diagnosi si è purtroppo confermata negativa: almeno due mesi out, niente Mondiale per lui.
Per il resto, I Reds si schierano con un modulo simile a quello visto contro i Citizens:
I ragazzi di David Moyes, invece, scendono in campo con: Fabiański; Johnson, Zouma, Kehrer, Cresswell; Fornals, Rice, Souček; Downes, Scamacca, Bowen.
PRIMO TEMPO
Sin dai primi minuti, il Liverpool dimostra di avere il totale controllo della partita, creando tanto e subendo poco, ed infatti al 22’ – dopo un ottimo cross di Tsimikas – Núñez (per me Man of the Match) stacca di testa da grande attaccante e la infila li dove Fabiański non può arrivare.
Così l’uruguagio sigla la sua prima rete nella sua nuova casa e la Kop esclama “Núñez! Núñez!” a più non posso.
Tutto continua ad andare per il verso giusto, con il Liverpool completamente in controllo della gara, con Darwin in serata che sfiora la doppietta con un clamoroso palo a portiere battuto e diversi altri tiri, ma al 44’ Gomez commette uno sciocco fallo in area: dopo il check al VAR, Attwell conferma il calcio di rigore, che andrebbe a spezzare drasticamente il momentum positivo dei Reds.
Ma Alisson, dopo il suo assist di Domenica, aggiunge al bottino stagionale un altro rigore parato: Bowen tira a lato ma debolmente e dunque il brasiliano gli nega il goal dell’1-1.
Torniamo negli spogliatoi soddisfatti ma consapevoli di non poter commettere l’errore di pensare che la partita sia finita.
SECONDO TEMPO
Dopo la ripresa, il Liverpool fa molto possesso palla ma è meno creativo rispetto ai primi 45 minuti, molto più “sloppy”: infatti il West Ham ne approfitta per affacciarsi alla metà campo avversaria, non creando però nitide occasioni da goal (se non un colpo di testa di Scamacca tutto solo che però sbaglia clamorosamente).
Il gioco non migliora anche perché nemmeno dopo 10 minuti del secondo tempo, Klopp effettua subito tre cambi che cambiano ritmo: fuori Carvalho, Núñez e Thiago; dentro Jones, Elliott e Fabinho. Una scelta comprensibile: il Liverpool ha 3 partite nel giro di dieci giorni, la squadra va ruotata per far respirare tutti, anche quando il risultato come quello di questa partita è ancora in bilico.
La sensazione dalla Kop è che la partita deve essere chiusa subito, per evitare che gli Hammers possano riporre le loro speranze in un pareggio. La differenza rispetto all’inizio di stagione è che i Reds rimangono compatti e difendono bene (mostruoso, manco a dirlo, Virgil van Dijk), portando così a casa 3 punti d’oro.
In seguito a questa vittoria, la situazione classifica è ora più rosea ma non delle migliori: bisogna, dunque, continuare su questa strada — su questa retta via — e costruire sulle ultime due prestazioni. Sabato c’è la trasferta del City Ground e facile non sarà – cosa che ho espresso anche nella simpatica intervista a The Kop TV di cui il nostro Mario Djuninski (che ascoltate nelle puntate del nostro Podcast e in specifico della rubrica REDTalk) fa parte. Anche questo è essere ad Anfield: scambiare due chiacchiere con i nostri amici, local e non, parlando del nostro Liverpool. Nel bene e nel male, sempre.
Il succo, insomma, è che il Liverpool non più permettersi il lusso di scendere in campo con sufficienza (in realtà, non andrebbe mai fatto) quando l’avversario sulla carta è oggettivamente più debole.
Piano piano, step by step. Stiamo tornando.
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