L’impressionismo dei numeri

Ventisei a sette. Venticinque, ancora a sette. No, non stiamo simulando una partita di chemin de fer e nemmeno di baccarà. Questi sono i numeri delle ultime dieci partite giocate in Premier da Liverpool e Burnley. Ventisei i punti totalizzati dai Reds, contro i sette appena raggranellati dai “Clarets”, ventuno le reti messe a segno dagli uomini di Klopp, contro le sette degli uomini di Sean Dyche, il cui granitico profilo pare sempre più sbriciolarsi di fronte al muro invalicabile di una salvezza che appare improbabile. Se poi si considera che tre dei gol dei sette totali, il Burnley li ha segnati in una sola partita (quella con il Crystal Palace) si ha un’impressione talmente vivida per chiarezza nei colori, che al cospetto il celeberrimo le “Ninfee nere” di Monet impallidirebbe.

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Una impressione di netta superiorità. L’impressionismo dei numeri. Vola il Liverpool. Crolla il Burnley. Cinquantuno punti a quattordici. Quindici vittorie a una. Partita scritta, segnata. Chiunque lo penserebbe, specie dopo aver visto i Reds frantumare il Leicester con una partita perfetta. La legge dei numeri sa essere impietosa. Ma dentro quei numeri, spesso, si nascondono insidie improvvise.

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Perché proprio il Burnley a volte si rivela squadra ostica per il Liverpool, lo scorso anno i Clarets vinsero ad Anfield, dentro una sequenza di sconfitte consecutive casalinghe per i Rossi da record; Turf Moor è uno stadio fortino e sopratutto perché nello scorso turno la squadra di Sean Dyche ha pareggiato in rimonta contro il Manchester United. Il che fa morale. I numeri nel football sono tutto. A volte niente. Dipende. Il Burnley ha collezionato la bellezza di undici pareggi, fermando il Chelsea e l’Arsenal a casa loro. Ha nel tabellino una serie di zero a zero lunga come il Mall londinese, la strada delle carrozze vittoriane. Insomma, è un match bifronte.

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Può rivelarsi una passeggiata, oppure un grattacapo. Anche perché all’orizzonte di Salah e Mané (e di un Diogo Jota versione marziana) c’è l’Inter. Un’altra partita cubo di Rubik, un’altra trappola. Perché i numeri sono tutto, ma nel calcio, a volte, sanno essere niente.

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Una risposta a “L’impressionismo dei numeri”

  1. Avatar Fabrizio Speciale

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