I Reds sono fuori dalla FA Cup dopo 120 minuti all’Old Trafford, ospitati da un Manchester United alla disperata ricerca di obiettivi stagionali: i Red Devils si impongono per 4-3.
Nonostante la coppa nazionale non sia sicuramente l’obiettivo prioritario del Liverpool, Klopp non sembra minimamente sottovalutare o svalutare il match, data l’accesa rivalità e l’antichità della coppa, proponendo l’undici iniziale più maturo e affidabile a disposizione:
PRIMO TEMPO
Allarmato dalle drammatiche disfatte subite contro i Reds negli ultimi anni, lo United apre il classico uggioso pomeriggio di Manchester con un pressing forsennato e soprattutto organizzato, probabilmente mai visto quest’anno. Dall’altra sponda, i Reds, oltre ad accusare la pressione, sembrano patire notevolmente gli inserimenti e le sovrapposizioni dei Red Devils, soprattutto lungo la corsia di destra, difesa da un Gomez per la prima volta in questa stagione insicuro e distratto, e un altrettanto disorientato Quansah.
Al terzo minuto infatti è subito Rashford, che, imbeccato da Garnacho dalla corsia opposta, impegna Kelleher in una parata plastica con un tiro a giro sul secondo palo. A questo travolgente inizio dello United rispondono i Reds con Salah, che, servito da Núñez con un cross dalla destra, conclude al volo dal vertice opposto dell’aria con un tiro “tottiano” che sfiora il palo, con Onana battuto. Brivido da una parte, brivido dall’altra: si prospetta un pomeriggio saturo di emozioni. Un minuto dopo, infatti, è nuovamente il Manchester United a minacciare l’area avversaria, e, ancora una volta, la nostra corsia di destra. Qui Rashford imbecca l’inserimento di Garnacho che, lasciato colpevolmente libero in area di rigore, costringe Kelleher a respingere la sua conclusione al centro dell’area di rigore, favorendo il facile appoggio in rete di McTominay.
Sempre lo scozzese, al 34’esimo, sfiorerà il goal del raddoppio con un azione praticamente fotocopia, con Rashford che ancora penetra nuovamente l’area di rigore dal vertice di sinistra e serve al centro dell’area un pallone al quale McTominay non riesce a dare angolazione.
Da qui il Liverpool si iscriverà finalmente al match, prima avvicinandosi al gol del pareggio con Luis Díaz, dopo una grande falcata e una conclusione sul primo palo parata da Onana, poi raggiungendolo con il piattone di Endo, servito da Salah al centro dell’area. L’egiziano pare però effettivamente essere oltre la linea difensiva avversaria, quindi gol giustamente annullato. L’inerzia tuttavia sembra finalmente andare a favore della squadra giusta.
Al 43’, infatti, Quansah, che per fisico, maturità e intelligenza tutto sembra fuorché un teenager, sfrutta la marcatura strettissima su Salah da parte di Wan-Bissaka per sfruttare il corridoio libero nell’area avversaria, propiziando l’azione che porterà alla conclusione deviata, ma vincente, di MacAllister.

Parità ad Old Trafford, ma il Liverpool, completamente trasformato e rinvigorito, non sembra accontentarsi. Due minuti dopo, infatti, il pressing asfissiante dei Reds, e in particolare di Szoboszlai, costringe Bruno Fernandes a regalare un velonoso pallone all’ungherese, che, crossando dalla destra in area di rigore, costruirà l’azione del due a uno, terminata da Salah, il quale ribatterà a rete la conclusione parata da Onana ai danni di Núñez. 13esimo goal in 14 partite contro i Red Devils per Mo, una vera e propria tassa da pagare ormai.

Vantaggio Reds al termine dei primi 45 minuti: massimo risultato, minimo sforzo, contro una delle prestazioni migliori della stagione del Manchester United. Una superiorità e uno strapotere che lasciano veramente poche parole e che, per i più ottimisti, lasciano presagire l’ennesima travolgente e storica vittoria all’Old Trafford.
SECONDO TEMPO
I Reds iniziano infatti il secondo tempo esattamente come avevano concluso il primo, minacciando nuovamente la porta di Onana, il quale è costretto a opporsi prima alla conclusione violenta da fuori area di Szoboszlai, poi, dieci minuti dopo, all’altrettanto feroce battuta di Núñez sul primo palo.
Secondo tempo sicuramente meno frenetico, con il Liverpool sì in totale controllo, ma allo stesso tempo un po’ colpevole di non esser riuscito a chiudere il match, neanche in situazioni di evidente superiorità numerica in area avversaria. Tutto ciò pesa, e tanto, perché il Manchester United, sparito dopo i primi venti minuti del match, si riaffaccia al match solo all’87esimo, ma nel peggiore dei modi per i Reds. Antony, uno dei tanti oggetti misteriosi in casa Red Devils, decide di sbloccarsi in uno dei momenti cruciali della stagione, spostandosi sul destro il pallone carambolescamente finito al centro dell’area, per battere Kelleher con un destro a giro. Due a due allo scadere, ma la cattiva notizia è che i Reds, anche giustificatamente, iniziano ad accusare la stanchezza in vista dei supplementari, arrivati grazie al mancato match point di Rashford, che tu per tu col portiere, manca la porta all’ultimo minuto del recupero.
TEMPI SUPPLEMENTARI
Ad avere ancora benzina per i Reds sono i due ragazzini subentrati nel secondo tempo, Bradley e soprattutto Elliott, il quale aveva già sfiorato la rete del 3 a 2 all’88esimo con un palo un po’ fortunoso, figlio di un cross forse sbagliato. Lo stesso Elliott, infatti, dopo un paio di occasioni di Antony e Lindelof, si prende la responsabilità di tirare dal limite la rasoiata che, deviata, batte nuovamente Onana.

Riecco la solidità mentale dei Reds, che proprio quando l’inerzia sembrava nuovamente andare a favore degli avversari, visibilmente più carichi, riporta in vantaggio all’ultimo minuto del primo tempo supplementare. Tutto sembra nuovamente rimesso a posto, grazie ad uno dei giocatori più sottovalutati e allo stesso tempo determinanti di questa stagione, un vero e proprio gioiello datenere stretto in vista del futuro, il piccolo Harvey.
Tuttavia, la stanchezza dei nostri si fa sempre più sentire, la lucidità cala man mano e evitare errori in fase di gestione del risultato diventa sempre più complicato. Quello più pesante lo commette purtroppo Núñez. L’uruguaiano, quasi spompato dalla fine del secondo tempo, sbaglia la scelta del passaggio, perdendo un pallone velenoso nella propria metà campo e facendo involare un disperato United verso la porta di Kelleher. Ancora McTominay, infatti, serve tempestivamente Rashford che, a tu per tu con l’irlandese, lo batte facendosi perdonare dall’Old Trafford per il clamoroso errore nel recupero. Tre a tre, un odissea, eppure continua ad aleggiare, almeno nella testa del sottoscritto, quella sensazione di strapotere, di solidità e raziocinio nei momenti di massima difficoltà, la convinzione di poter segnare appena ce ne fosse avuto il bisogno, o comunque di risolverla ai rigori.
Forti di questa convinzione e del ricordo della vittoria della Carabao Cup, arrivata proprio su corner e all’ultimo minuto dei suppliementari, i Reds decidono di fare all-in con l’ultimo corner a disposizione, portando praticamente tutti in area avversaria, o al limite, e lasciando solo il povero Bradley come ultimo uomo. Il goal del quattro a tre del Manchester United, arrivato con Diallo dal successivo contropiede, fa arrabbiare, imbestialire, ma anche molto imparare, se si sceglie di farne tesoro. Fa ricordare a tutti i tifosi e giocatori che purtroppo in campo scendono anche gli avversari, che non sempre può andarti nel verso giusto con uno stacco impetuoso di Van Dijk, e che, in altri termini, non bisogna dimenticarsi di quanto questo sport sia davvero imprevedibile, nonostante ci fossimo dimenticati la sensazione di perdere.
Se queste sensazioni riaffiorano solo ora, e aggiungerei, per fortuna, “solo” in un match di FA Cup (obbiettivo che, ribadiamo, come la si voglia mettere, rimane minore rispetto al campionato o all’Europa League), è solo grazie alla forza di questa squadra, una delle più forti per quantità e qualità dei giocatori dell’intera gestione Klopp.
Perché un Liverpool – Manchester City disputato nella maniera della scorsa settimana, con quel coraggio e quella qualità, non si era mai visto, neanche quando si vinceva in maniera schiacciante. Se non stiamo asfaltando una delle Premier League più complicate dell’ultimo decennio è solo per errori arbitrali alquanto misteriosi in match decisivi, e lo dico con totale trasparenza, vista la gravità delle situazioni.
È bene, quindi, che la lezione del “si vince e si perde” o del “bisogna chiudere prima le partite, perché il goal lo si può subire da un momento all’altro”, sia arrivata ora, con campionato e Europa ancora intatti, fiduciosi del fatto che un maestro come Klopp ne farà sicuramente tesoro per farci crescere ancora di più.
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