Il Liverpool è atteso dall’Atalanta in casa ed è chiamato ad un’impresa storica per questo ritorni di quarti di finale di Europa League.
I ricordi sono gemme. Inanellate nella collana della memoria. Che stanno ordinati sugli scaffali della mente. L’evocazione del passato. La sua dolce nenia che spesso ci culla nella speranza che quel che è stato possa riaccadere. L’Europa delle rimonte calcistiche sta al Liverpool come quelle gemme stanno a quelle collane. Rimonte leggendarie. Spesso, molto spesso ad Anfield. Qualche altra volta, (e che volta!) lontano dal luogo sacro dove qualsiasi cosa può accadere. Ne abbiamo pieni gli occhi, di quelle rimonte, perdute nel libro del tempo, oppure appena il rigo sotto, la pagina appena dopo. Il segnalibro che si apre su Liverpool Bruges, nella notte in cui tutto cominciò. In Aprile, la finale di Coppa UEFA del 1976, il primo trionfo europeo. Con i belgi che stordiscono i Reds con un primo tempo brillante, Lambert e Cools che in tre minuti vanno a segno due volte prima di quel secondo tempo leggendario, nel quale tra il minuto sessanta ed il minuto sessantacinque i Reds chiudono gli avversari nella loro area, buttano via la chiave e ne fanno tre con Ray Kennedy, Case e Keegan.
Ecco, il Saint Etienne. Zero a uno nella Loira. Steve Heigway che la rimette nei binari. Bathenay che da trenta metri infila il sette levando via qualunque dubbio di supplementari. E poi Kennedy con una rasoiata, e Fairclough “supersub man” che a sei dal termine fa venire giù il muro della Kop. Qualche mese dopo, a Roma, Phil Neal alzerà la coppa dei campioni, la prima. Il dito scorre le righe. Fino alla notte di Anfield contro l’Auxerre.
È il Liverpool di Graeme Souness, la sfida nei sedicesimi ancora di UEFA, Novembre 1991. I francesi che a casa loro si impongono due a zero. Nel tempio il prodigio che si compie. Segnano Molby, Marsh e Walters. Tre a zero. Giù giù ancora, l’indimenticabile notte di Istanbul. Alla quale però il Liverpool di Benitez arriva attraverso le forche caudine della partita spareggio con l’Olympiakos, nel girone di qualificazione. Si deve vincere con almeno due gol di scarto, ma Rivaldo gela Anfield. Sinama Pongolle avvia la rimonta, Mellor la rende possibile, Gerrard, con quel siluro che diverrà celebre, la completa. Ed apre il sipario sulla notte più incredibile tra le finali di Coppa dei Campioni o Champions League che dir si voglia. Istanbul, appunto. Che è leggenda. La storia continua, avvincente. Il dito si ferma su Dortmund. Westfalenstadion, dove, molti anni prima, un’altra partita fiabesca, quella nella finale di Coppa UEFA con l’Alavés, fatta di palpiti ed emozioni accende ancora il ricordo. In Germania è uno a uno. E sembra facile ogni cosa. Ma a Liverpool dopo dieci minuti i tedeschi sono avanti due a zero. La riapre Origi. La riseppellisce Reus. Ed in un quarto d’ora da infarto Coutinho Sakho e Lovren, all’ultimo respiro, fanno quattro a tre.
E poi Barcellona. Il corner di Trent Alexander-Arnold che sorprende la difesa blaugrana stordita da uno stadio ribollente. Origi che segna il quattro a zero. Chi tifa Liverpool ricorda quel momento come si potrebbe ricordare l’emozione del primo bacio. Ecco. Giovedì sera ci vuole una notte da Liverpool. E sarà difficile, terribilmente difficile, perché non ci sarà Anfield a sostenere. Perché non ci sarà il miglior Liverpool. E perché, di fronte, ci sarà un avversario degnissimo, che è stato capace di salire a Liverpool e sbriciolare i Reds a domicilio.
Ma ci sarà la magia delle notti europee. Notti di luna rossa. Notti di spiriti che aleggiano. Notti che portano imprese calcistiche. Perché i ricordi sono gemme. Inanellate nella collana della memoria. Ed il Liverpool vuole aggiungerne ancora un’altra, di quelle gemme. Fino alla prossima volta.
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