Termina due a due il match disputato all’Olympic Stadium fra West Ham e Liverpool, una partita intrisa di emozioni contrastanti, di gioie, di delusioni e di tensioni.
Dopo la dolorosa e frustrante sconfitta del derby, Klopp sceglie di premiare i giocatori più in forma, sempre se in forma si possano definire, a discapito di parecchi titolari, incluso Salah, il vero grande assente degli ultimi match dei reds anche quando era in campo. Questo l’undici titolare schierato da Klopp:
PRIMO TEMPO
Ad aprire le danze è proprio il sostituto dell’egiziano, Harvey Elliott, probabilmente uno dei pochi esenti da critiche nelle ultime uscite, il quale al decimo minuto su una spizzata di Gakpo prova a concludere a rete sbucando sul secondo palo. Conclusione forte ma imprecisa, pallone che esce di poco, ma si poteva e doveva far meglio.
Un quarto d’ora dopo, Alexander-Arnold imbecca alle spalle della difesa Luis Díaz, il quale serve al centro dell’area un pallone che Gakpo doveva solo spingere in rete, se non fosse stato tranciato alle spalle da Ogbonna, che, non contento, smanaccia anche il pallone pochi istanti dopo. Rigore netto, ma mai assegnato per il fuorigioco di Díaz, che pochi minuti dopo proverà a farsi perdonare colpendo un palo esterno con una conclusione sul primo palo dal vertice di sinistra.
Gli Hammers si iscrivono al primo tempo solo al quarantesimo, guidati dal loro giocatore più forte, Jarrod Bowen, il quale dopo aver impegnato Alisson con una conclusione dal limite, conclude batte il brasiliano con un colpo di testa sugli sviluppi del successivo corner, evidenziando ancora una volta i recenti limiti della difesa reds su palle inattive.
Fuoco sulla benzina in casa Reds, i quali, ormai privi di qualsiasi obiettivo se non quello di difendere il terzo posto, sembrano sempre meno sereni e poco lucidi nelle giocate.
SECONDO TEMPO
Tuttavia, il Liverpool pare rientrare dagli spogliatoi abbastanza scosso, probabilmente da un Klopp tanto sfinito quanto spazientito. Per tutto il secondo tempo, infatti, le occasioni sono quasi esclusivamente dei Reds. Già dal 46esimo, infatti, a sfiorare il goal è Gravenberch, il cui violento collo-esterno dal limite dell’area termina alto sopra la traversa: come Elliott nel primo tempo, tanta potenza, poca precisione e soprattutto poco raziocinio nelle scelte.
A rasserenare l’olandese, tuttavia, è Robertson, il quale un minuto dopo, in un’inusuale posizione interna all’area di rigore, schiaffeggia in rete un pallone sul quale Areola poteva forse far meglio. Quel che importa è che, meritatamente, riusciamo a mettere se non altro il match sul binario giusto.
Due minuti dopo, infatti, sfioriamo il classico uno-due fulmineo, ancora una volta con Gravenberch, il quale continuerà ad alternare buoni spunti a pessime scelte per il resto del match, così come fatto durante tutta la sua enigmatica stagione. Sullo splendido cross di un Gakpo sicuramente più brillante sulla fascia sinistra, infatti, lo stesso Gravenberch, solo al centro dell’area di rigore, spreca malamente il goal del sorpasso, optando per un leziosissimo tocco di tacco-esterno.
Tuttavia, il dominio dei Reds sarà da li a poco ricompensato, anche in maniera piuttosto carambolesca. A raccogliere il corner di Roberston, infatti, è nuovamente Gakpo, il quale, sbagliando la conclusione, colpisce nuovamente il disastroso e poco reattivo Ogbonna, che spinge in rete il gol del sorpasso.
Passati in svantaggio, gli Hammers provano nuovamente ad alzare il baricentro nel tentativo di rimettere le cose a posto, concedendo tuttavia più campo ai nostra attaccanti e, soprattutto, nuove occasioni. Al settantesimo si registrano infatti due tentativi di Luis Díaz, il primo di punta e il secondo di interno piede, entrambi parati dal reattivo Areola.
Purtroppo, alle ottime parate, alla sfortuna e alla mancanza di lucidità si somma un’altra costante di quest’ultimo periodo: la mancanza di comunicazione e la disorganizzazione difensiva appena l’inerzia non sembra andare a favore. Come nel primo tempo, infatti, il West Ham trova il goal al minimo sforzo e poco dopo aver preso un minimo di coraggio: cross dalla destra di Bowen, colpo di testa di Antonio completamente dimenticato da Quansah. Nuova parità, stanchezza che inizia a farsi sentire, spettri che riaffiorano e morale che crolla nuovamente.
Tutto ciò altro non porta che ad un finale completamente anemico, che verrà ricordato solo per la lite fra Klopp e Salah al momento dell’ingresso in campo dell’egiziano, tenuto fuori per 78 minuti. Un episodio che riflette un clima sicuramente non sereno, alimentato da risultati che non stanno onorando l’imminente addio di Jürgen Klopp.
Al di là di una stagione ormai priva di alcun obiettivo e conclusa in maniera anticipata, la lite fra due persone che hanno fatto e sono state l’una la fortuna dell’altra non è stata sicuramente una bella scena da assistere, soprattutto perché contestualizzata in un periodo che se non altro dovrebbe ora più che mai godere degli ultimi momenti sotto la guida di un padre ancor più che un tecnico.
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